Suspiria: La leggenda della Janara

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martedì 26 gennaio 2016

La leggenda della Janara


Nata, presumibilmente, nel periodo del regno longobardo su Benevento, a partire dal 1273, l'antica credenza della Janara portata avanti da generazione in generazione è ancora in grado di incutere timore; quando il paese aveva già cambiato modalità di pensiero e religione passando al cristianesimo, vi era qualcuno che, standosene in silenzio tra l'ingenua civiltà contadina del Sannio, continuava a venerare l'occulto nella sua forma più pura, non passando però inosservato: la Strega Beneventana.
Discendenti dei pagani, il nome attribuito alla Strega campana sta a significare ''sacerdotessa di Diana'', essendo loro legate all'antichissimo mito della Dea (alcuni degli Dei pagani più venerati erano per l'appunto Diana, Iside ed Ecate) o ''porta'', derivati corrispettivamente da Dianara e dal latino ''ianua''.
Non si può sapere la vera natura delle Janare; esse potevano essere donne adulte, anziane ricurve, bellissime giovani, selvagge abitanti del bosco o vicine di casa conosciute in tutto il paese ma che potevano condurre la loro vita senza destare sospetti: in ogni caso, ciò che si sapeva, era che avessero donato la loro anima a Satana.
Nella vita ordinaria di tutti i giorni venivano etichettate dai passanti che avevano contatti con loro, come donne maligne, taciturne e acide, mentre semplicemente non volevano esser disturbate; difatti, se qualcuno serbava loro comportamenti corretti, le Janare promettevano ausilio e protezione a questi ultimi, alla loro famiglia e alle loro discendenze (cosa che avveniva anche se qualcuno riuscisse nell'intento di acciuffarle quando erano ''incorporee).
Era uso per le streghe beneventane soprattutto nelle notti di tempesta, spiccare il volo su di una scopa dopo essersi cosparse di un unguento particolare, per poi riunirsi di notte sotto un grande noce situato al di sotto del Ponte Janara, dove avevano luogo i loro sabba nei quali si venerava la figura del Caprone. (lungo le ''Coste Janare''; si trova un piccolo lago avente un vortice che risucchia tutto ciò che si trova in acqua, chiamato ''gorgo dell'Inferno'' e associato ad un portale per gli Inferi).
Esperte di erbe, magia, conoscenza, fatture e occulto, queste figure solitarie di notte venivano avvistate mentre cavalcavano una giumenta fino a stancarla e portarla alla morte prematura.
A loro, veniva accostata anche la tremenda sensazione di soffocamento durante la notte. Per evitare il loro arrivo in casa, i cittadini erano soliti utilizzare sacchi di sale, gomitoli di lana o manici di scopa di miglio davanti alle loro porte; una volta arrivate, le Janare si sarebbero distratte contando i granelli di sale o i rametti di scopa, fino all'alba.
Inoltre, per riuscire ad acciuffarle per i capelli, loro punto debole, si usavano formule in dialetto beneventano; quando la strega chiedeva cosa si avesse tra le mani, bisognava rispondere ''Ferro d'acciaio'' e non ''capelli'', per evitarne la fuga, mentre per capire la loro natura, si riempiva un bicchiere di sale pronunciando le parole ''vieni col sale'' , così la donna sarebbe venuta a bussare alla propria porta il giorno dopo, chiedendo proprio un bicchiere di sale.
Molti racconti narrano della loro presenza, alcuni simili tra loro, altri differenti, ma riportanti sempre la stessa e unica storia, nonostante ne rimanga vago il confine tra realtà e immaginazione.
Che ci si creda pienamente o meno, che sia un semplice racconto tradizionale oppure no, una leggenda ha sempre un fondo di verità.

Video ufficiale:
https://www.youtube.com/watch?v=Skdbp89QjTk&feature=youtu.be

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