Sapete,
mi piacerebbe un giorno
deliziarmi della felicità.
Un mattino vorrei alzarmi
e sorridere al cielo,
essere gentile con le persone
e amare la vita.
potermi alzare dal letto
e sentirmi bene con me.
E' estate,
le giovani si recano in spiaggia
e sfoggiano il loro bel corpo:
io mi copro.
E' primavera e le giovani
indossano abiti
per provare quanto siano graziose:
io mi copro.
E' inverno,
si vestono per proteggersi dal freddo,
mentre io, finalmente,
ho un espediente
per poter occultare
questo disgustoso ammasso di carne
che tutti chiamiamo ''corpo''.
E' difficile, sapete?
Mi sto accarezzando,
riesco a sentire le ossa
riesco a contarle:
uno, due, tre, quattro, cinque, sei.
E mi sento viva.
E' un altro giorno buio
e sento la carne ammassarsi sui fianchi.
Perché?
Eppur non mi nutro di nulla
se non di dolore.
E anche oggi sono quella di ieri.
Liberatemi da questo pozzo di dolore,
liberatemi da questo ammasso di carne
chiamato ''corpo''.
No, non v'è via d'uscita.
Mondo.
Sei crudele, corrotto,
tu e i tuoi canoni di bellezza,
tu e la tua perfezione da inseguire.
Quanta malvagità distruttiva in te
e quanta mestizia
in me.
Allo specchio
non vedo altro che il grosso mostro
che tormenta i miei sogni
trasformandoli in incubi.
Neanche il sole guarirà la tempesta.
Sono in torto, sto io per caso sbagliando?
Sono io, malata?
Allora lasciatemi marcire sola,
in questa malattia,
in questo oblio potente,
ad ardere nel fuoco della distruzione,
in questo dirupo
dove non c'è fine,
perché sono finita nel delirio,
perché non c'è più vita.
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